L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha in queste ore diffuso il Rapporto Istisan Esposizione a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche in cui viene evidenziato che l’utilizzo prolungato dello smartphone per oltre dieci anni non provochi un aumento del rischio di neoplasie maligne (glioma) o benigne (meningiomi, neuromi acustici, tumori dell’ipofisi o delle ghiandole salivari).
Lo studio ha preso in analisi quelle che rappresentano le sorgenti di radiofrequenze più rilevanti per la popolazione, come le stazioni radio, le antenne radiofoniche e televisive, il WiFi ed i cellulari. E la maggior parte delle radiofrequenze alle quali siamo esposti ogni giorno vengono emesse proprio dagli smartphone.
L’efficienza della rete rappresenta un fattore di fondamentale importanza per ridurre la quantità di radiazioni emessa dai telefoni cellulari, dal momento in cui questa diminuisce quanto più è migliore la copertura fornita dalla stazione radio base più vicina. Senza poi considerare che la potenza media per chiamata di uno smartphone collegato ad una attuale rete 4G può essere fino a cinquecento volte inferiore rispetto a quella di un dispositivo connesso ad una rete 2G.
Analizzando numerosi studi pubblicati negli ultimi diciotto anni circa la relazione tra l’uso del cellulare e l’incidenza di tumore nell’area della testa, l’ISS non ha evidenziato alcun aumento del rischio di neoplasie maligne (glioma) o benigne (meningiomi, neuromi acustici, tumori dell’ipofisi o delle ghiandole salivari) collegato ad un uso prolungato (superiore ai dieci anni) dello smartphone.
Tuttavia, la validità di questi studi resta però incerta e non si hanno dati a sufficienza per valutare accuratamente il rischio dei tumori intracranici a più lenta crescita, così come mancano studi sugli effetti a lungo termine scaturiti dall’utilizzo dello smartphone iniziato negli anni dell’infanzia.
E l’implementazione delle reti 5G impatterà in qualche modo sulla nostra salute? A tal proposito, gli esperti dell’ISS hanno riferito: “Al momento non è possibile prevedere i livelli ambientali di radiazioni associati allo sviluppo dell’Internet of Things; le emittenti aumenteranno, ma avranno potenze medie inferiori a quelle degli attuali impianti e la rapida variazione temporale dei segnali dovuta all’irradiazione indirizzabile verso l’utente provocherà un’ulteriore riduzione dei livelli medi di campo nelle aree circostanti“.