L’esplorazione dello spazio ha da sempre affascinato l’uomo per le prospettive che essa poteva spalancare. Conoscere nuovi mondi, entrare in contatto con forme di vita extraterrestri e interagire con esseri anche molto diversi da quelli a noi noti è sempre stata un’ambizione prettamente umana, incentivata poi da tanti secoli di studi e tanta narrativa fantascientifica che ha dato il suo forte contributo.
Dopo 50 dallo sbarco sulla luna, festeggiati lo scorso luglio, l’uomo sembra prepararsi ad un’impresa ancor più sensazionale: lo sbarco su Marte. Ed è proprio Elon Musk, “il vulcanico fondatore di Tesla e SpaceX” – come lo definisce abilmente La Repubblica, a voler coronare il sogno di mettere piede sul pianeta rosso, progettando anche nel dettaglio come risolvere i problemi legati al cibo, al carburante e agli approvvigionamenti di altro genere.
Ciò che non tutti sanno, però, riguarda l’estrema somiglianza che un tempo Marte dovesse avere rispetto alla Terra,
come la vediamo oggi.Secondo alcune teorie, circa 4 miliardi d’anni fa il pianeta rosso somigliava tantissimo alla nostra Terra. Era ricoperto da un oceano molto esteso, ma stando a quanto ipotizzato, un asteroide di dimensioni apocalittiche avrebbe causato uno tsunami. A seguito di questo evento, l’acqua sarebbe stata distribuita anche sulle terre emerse, non alloggiando più nel bacino oceanico, e sarebbe andata incontro ad una rapida evaporazione.
Ciò su cui gli scienziati si stanno concentrando ultimamente riguarda però le tracce di metano ritrovate sul pianeta, le cui rilevazioni oscillano tra periodi in cui sembra essere preponderante e momenti in cui sembra scomparire. Il metano, fra l’altro, è un prodotto tipico del metabolismo degli esseri viventi: potrebbe questa essere una prova definitiva della presenza di vita su Marte?