Le ultime rivelazioni consacrano la “meraviglia del mondo” e svelano i retroscena di dune sabbiose che mascherano alcuni fatti storici emersi dopo l’analisi degli interni della Piramide di Giza. Questo lampante esempio di progresso architettonico svela un particolare interessante sulla civiltà dell’epoca. Ad oltre 50 anni di distanza si riesce a dare un senso al mistero di queste terre desolate. Ecco di cosa si parla.
Il documento “Great Pyramid of Egypt: The New Evidence” porta in primo piano le tecniche
base utilizzate per la messa in piedi dell’opera più maestosa del mondo. La struttura portante della piramide è stata descritta e commentata dagli archeologi:“Ottenere 170.000 tonnellate di calcare di alta qualità per rivestire la piramide era la più grande sfida di Khufu“ e che “Nessuno ha mai saputo con certezza quanta pietra sia stata portata a Giza per completare la costruzione in poco più di un quarto di secolo“.
Grazie a recenti tecnologie è stato possibile finalizzare le scoperte che rivelano segnali di una flotta navale appartenuta al Faraone Khufu, Una ricostruzione storica degli eventi ammette che il sovrano se ne servisse per il trasporto di merci ed attrezzature via mare. L’alone di mistero ed i dubbi circa la civiltà egizia sono stati in parte risolti. Ma l’analisi storica prosegue con la studiosa Eissa Zidane che conferma la proporzione di tale scoperta:
“Questo è lo stesso periodo delle piramidi di Khufu, quindi sappiamo che è la barca del re Khufu“.