A diversi anni di distanza, le teorizzazioni dell’accademico trovano conferma nello studio di un buco nero passato al telescopio diversi mesi fa con il nome di M87. L’immagine, entrata nella mente di tutti, imprime una sagoma circolare nera al cui contorno si sviluppa una ghiera. Quest’ultima si degrada fino al rosso per poi passare a tinte di arancione, giallo e bianco in alcuni punti confinanti. Non si tratta di una fotografia ma di un’elaborazione grafica raggiunta mediante l’uso di un array di potentissimi telescopi che, ancora una volta, confermano la bontà delle teorie iniziali.
Il buco nero, per stessa ammissione dello studioso tedesco, è stato definito come “un componente cosmico estremamente compresso contenente una data quantità di massa all’interno di una regione fisicamente piccola”. Spiegava come:
“La presenza di questi oggetti influenzi il loro ambiente in modi estremi, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale circostante”.
Tale affermazione suona come un tautologia dopo la visione dell’anello esterno del buco nero, scuro al centro ma permeato da zone variopinte che individuano la zona d’ombra del plasma incandescente definito come “orizzonte degli eventi”.
Gli scienziati hanno ipotizzato che “se immerso in una regione luminosa, come appunto un disco di gas incandescente, un buco nero possa creare una regione oscura simile ad un’ombra. Fatto, questo, già previsto con largo anticipo dalla Relatività Generale. Questa zona d’ombra, generata per mezzo della distorsione gravitazionale e della cattura della luce dell’orizzonte degli eventi, rivela parecchi dettagli sulla natura intrinseca di questi corpi astrali.