I ricercatori dediti alla branca della vulcanologia hanno integrato con successo l’intelligenza artificiale nei loro sistemi di rilevamento delle eruzioni vulcaniche. In questo modo si riesce a prevedere in tempo quelle che sono più rischiose per le popolazioni che vivono intorno alla zona interessata. Facendo una stima approssimativa, sono più di 800 milioni le persone che vivono a ridosso di vulcani attivi, e l’uso delle AI diventa preponderante nella garanzia di sicurezza di queste popolazioni.
In un articolo apparso su National Geographic si prende in considerazione l’utilizzo delle immagini satellitari per prevenire le eruzioni, monitorando circa 18 crateri potenzialmente a rischio, tra cui rientra anche il nostro attivissimo Etna. Va da sé che la mole di dati forniti dai satelliti è enorme, pertanto non avrebbe senso eseguire controlli manuali. Meglio affidarsi ad algoritmi da far eseguire a un’intelligenza artificiale.
I ricercatori hanno sviluppato reti neurali artificiali, una tipologia di AI utile a rilevare in automatico gli eventi di deformazione del terreno vulcanico che lasciano intendere che il magma sia prossimo a muoversi verso un punto di fuoriuscita. Con questo metodo, i ricercatori possono lasciare il difficile compito di monitorare continuamente i vulcani, visto che saranno le intelligenze artificiali a riferire quando sta succedendo qualcosa degno di nota.
Per citare un esempio dell’efficienza delle AI, in luglio è stata rilevata una deformazione del terreno nell’Isola della Reunion riguardante il vulcano Piton de la Fournaise. Il sistema di controllo ha inviato in maniera autonoma delle e-mail a ricercatori e utenti che si erano registrati al sito Web per ottenere gli aggiornamenti.
Tuttavia l’intelligenza artificiale non è ancora pronta a sostenere questo difficile compito da sola, poiché le deformazioni del terreno rilevabili dai satelliti non bastano a coprire tutte le casistiche di eruzione. Infatti, i ricercatori hanno deciso di integrare i dati con quelli relativi alle emissioni di gas nei pressi del cono e agli aumenti di temperatura del vulcano.
Dati che vengono raccolti tramite dei sensori a terra che, uniti a quelli satellitari, permetteranno all’intelligenza artificiale di apprendere in automatico nuovi schemi di previsione.