News

Nube radioattiva: l’incubo di Chernobyl sembra ritornare in Europa

Una nube radioattiva contenente Rutenio-106 è stata avvistata fra i cieli europei nel mese di Ottobre del 2017. Con precisione, è del 2 Ottobre l’avvistamento ufficiale dell’ARPA della Lombardia . Era dai tempi dell’incidente di Chernobyl che non si vedeva una simil concentrazione dell’isotopo del Rutenio. I valori così bassi non mostravano correlazioni con rischi per l’uomo, ma bisogna studiarne le conseguenze per capirne il proseguo.

Il Ring of Five è stato avvertito dai tecnici dell’ARPA, e si è scoperto che il Rutenio-106 era stato avvistato in misure e quantità diverse in altre parti dell’Europa. I valori a Vienna erano di 9 mBq/m3 e 13 mBq/m3, mentre in Italia solo di 2.5. Questo piccolo particolare ha permesso di capire l’orientamento del luogo d’inizio dell’incidente.

La Russia, protagonista dell’incidente che ha scatenato la nube radioattiva?

Fortunatamente si è visto non rappresentare un pericolo reale per la salute dell’umanità

anche se la sua natura ha suscitato grande interesse nelle menti degli scienziati. Secondo le prime ricostruzioni, l’incidente avrebbe avuto inizio in una centrale nucleare russa, nascosta nei monti Urali meridionali.

La Russia non ha mai smentito o convalidato la cosa, adottando il “silenzio-stampa”. Un team di 70 scienziati di fama mondiale (tra i quali molti esperti dell’ARPA della Lombardia e del Friuli), hanno convalidato l’ipotesi della fabbrica dello Stato transcontinentale. Il documento redatto dagli esperti avrebbe fornito anche le motivazioni dell’ipotesi della fabbrica russa.

I dati emersi hanno ipotizzato che il rilascio del metallo in questione fosse legato ad un guasto all’impianto del riciclo del nucleare in una fabbrica nello stabilimento di Mayak. La società ritenuta responsabilità di ciò è la Rosecom, che ha prontamente smentito però le accuse. Anche lo Stato della Russia ha preferito non esprimersi a riguardo. Cosa si cela dietro?