Al giorno d’oggi si conoscono diverse profezie, provenienti da altrettanto svariate tradizioni religiose e culturali, che trattano della fine del mondo. Da quando l’uomo infatti si è chiesto da dove provenisse e dove fosse destinato, ha iniziato a domandarsi anche che scopo avesse la propria vita, come anche quando sarebbe terminata. E insieme a lui, tutte le forme di vita esistenti sul pianeta.
In molti hanno cercato di trovare risposta a questo interrogativo. Diverse culture hanno elaborato i propri “miti dell’apocalisse” per darsi una scadenza, un terminum post quem, dopo cui tutto ciò che conosciamo oggi, e come lo intendiamo, sarebbe cambiato per sempre.
Alcune di queste profezie resistono ancora al giorno d’oggi: si pensi a quella elaborata dalla civiltà Maya, che aveva previsto la fine del mondo il 21 dicembre del 2012. La notizia si diffuse a macchia d’olio e rapidamente attrasse l’attenzione di artisti e registi, ispirando la cinematografia fantascientifica di quell’anno.
Come anche quella prevista dal profeta Ezechiele, poi ripresa per via del fantomatico ritrovamento di pesci all’interno del Mar Morto
. Il lago salato più grande del mondo, infatti, ha un tasso di salinità incompatibile con la vita, eppure una fotografia mostrava dei pesci sguazzare tranquillamente nelle sue acque. Per poi scoprire che la foto era stata scattata presso una delle conche d’acqua dolce nelle vicinanze del Mar Morto, dove normalmente si ritrovano specie viventi.Forse, più che dare credito a profezie e suggestioni, dovremmo invece chiederci cosa stiamo facendo per arginare una fine del mondo ben più certa e imminente, che corrisponde alla morte della nostra Terra.
L’Amazzonia brucia da 17 giorni, e da altrettanti è la Siberia ad essere in fiamme. Lo scellerato comportamento da padre padrone adottato dall’uomo nei confronti del proprio pianeta si sta ritorcendo contro, ma non soltanto verso chi è causa primigenia di questa degenerazione – ossia la nostra razza – ma contro tutte le migliaia di specie viventi che ogni giorno si estinguono non trovando più habitat adatti per sopravvivere. Piante, mammiferi, rettili, alberi: il tempo sta scadendo. E non è una profezia. È la realtà.