Tra i più grandi disastri che possano capitare in natura, senza dubbio i terremoti sono i più imprevedibili. Nonché quelli che creano il maggior numero di disagi e problematiche, perché per quanto l’uomo possa essersi premunito nei confronti di questo cataclisma, non si è mai abbastanza preparati ad affrontarlo, specie in alcune zone del mondo.
Una di queste corrisponde alla Faglia di Sant’Andrea, area sismica per antonomasia per via della contiguità tra la placca tettonica del Pacifico e quella Nord-Americana. Proprio questa zona, lo scorso 4 luglio, è stata interessata da due scosse di terremoto di magnitudo 6,4 prima e 7,1 poi. Due scosse di forte intensità che hanno causato enormi dissesti geologici nei pressi dell’epicentro, fino a Los Angeles.
Le due scosse in California, avvenute a distanza di poche ore l’una dall’altra, si sono sviluppate da un epicentro a circa 200 km a nord-est di Los Angeles.
Andando però a confrontare le immagini satellitari rilevate prima e dopo il sisma, attraverso la particolare metodica del telerilevamento ad alta risoluzione, gli scienziati si sono scontrati con una rilevazione imprevista: il terremoto aveva causato un notevole cambiamento nel sollevamento e nell’affondamento di alcune porzioni di suolo.
Analizzando l’entità di questi cambiamenti, il team ARIA (Advanced Rapid Imaging and Analysis) della NASA ha elaborato un’immagine esplicativa in cui ogni colore corrisponde ad un delta d’altezza di 12 cm. Il risultato, riportato nell’immagine sottostante, è a dir poco sorprendente, e consente di avere piena consapevolezza dell’entità del sisma.