Quando si parla degli incidenti che accadono in Russia purtroppo le informazioni arrivano sempre a piccole dosi. L’8 agosto è avvenuto un incidente nucleare nei pressi Severodnvisk, sul quale continuano ad emergere importanti dettagli e rivelazioni. Sembrerebbe infatti che il missile Burevestnik sia equipaggiato con un reattore nucleare miniaturizzato.
Questo lo rende di fatto molto differente da un ordigno a fonte radioattiva isotopica, ma farebbe intuire il perché dell’insolito aumento delle radiazioni nei pressi del poligono di Nenoska. Infatti l’ente meteorologico russo che tiene sotto controllo le misurazioni della radioattività ha rilevato nell’aria la presenza di radionuclidi in linea con quelli emessi da un reattore nucleare.
Russia: il missile Burevestnik è unico nel suo genere
Roshydromet è l’ente meteo russo che mediante le sue stazioni a terra monitora costantemente i livelli di radiazioni. Questo avrebbe fornito i collegamenti necessari per inquadrare il missile Burevestnik come unico nel suo genere. Infatti la sua esplosione ha generato l’emissione di radionuclidi tipici di un reattore, simili a quanto già visto per l’incidente di Chernobyl.
Le prime conferme arriverebbero anche dal Norvegian Nuclear Decommissioning, nella figura di Nils Bohmer. Il fisico avrebbe evidenziato la presenza di prodotti radioattivi come bario e stronzio, risultato della reazione a catena tipica di un reattore.
Successivamente alla data dell’incidente fino ad oggi, le stazioni del servizio russo, inclusa quella di Severodvinsk hanno effettuato accurate misurazioni. Queste hanno riguardato campioni d’aria nei quali sono state effettuate analisi spettrometriche. I risultati restituiti evidenzierebbero la presenza di radionuclidi a vita breve, prodotti del decadimento degli IRG (Gas Radioattivi Inerti).
La pericolosità delle radiazioni emesse nell’incidente
Stando alle dichiarazioni rilasciate dal produttore del missile Rosatom, il guasto sarebbe stato ad una fonte isotopica di un propulsore a combustibile liquido. Non è però stato evidenziato cosa questo andasse ad alimentare. Si sono quindi susseguite due ipotesi, che il Burevestnik fosse alimentato da un reattore o da un generatore termoelettrico a radioisotopo (RTG).
La seconda ipotesi non è tuttavia plausibile a causa degli isotopi rinvenuti nell’aria. Risulta quindi chiaro che i russi abbiano trovato un modo per miniaturizzare un reattore nucleare. Gli studiosi della vicenda tuttavia non si capacitano dell’assenza dello iodio 131 nell’aria. Da un lato comunque la buona notizia è che non sia esploso un missile a propulsione isotopica. Il plutonio 238 ha infatti un indice di tossicità elevatissimo tra gli isotopi.
Ovviamente non abbiamo le certezze matematiche, in quanto ancora una volta la Russia sta cercando di fare disinformazione. Appare chiaro però che qualora si trattasse di un micro reattore nucleare i danni derivanti dall’incidente non dovrebbero avere conseguenze su scala globale.