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Facebook ammette la presenza di una falla in Messenger Kids

Il social network Facebook ha da poche ore confermato, purtroppo, la presenza di una falla all’interno dell’applicazione Messenger Kids, che ha consentito a tutti i bambini di partecipare a chat di gruppo protette.

L’applicazione, ricordiamo, è proposta come una sorta di “isola felice” per tutti i bambini che hanno un’età inferiore ai 13 anni. Quest’ultimi possono utilizzare l’applicazione senza essere esposti a sconosciuti. Scopriamo insieme in che cosa consiste la falla in questione.

 

Facebook ammette la falla in Messenger Kids

La falla confermata dal social network di Menlo Park, permette di aggirare le restrizioni dell’applicazione e potenzialmente parlare con altri contatti non autorizzati dal meccanismo di controllo parentale. La falla è stata descritta dalla piattaforma come un “errore tecnico“, sarebbe comparsa nell’applicazione quasi un anno fa, subito dopo il debutto dell’applicazione.

La società guidata da Mark Zuckerberg l’ha scoperta solamente il 12 giugno 2019, eliminandola nel giro di 24 ore. La notifica ai genitori è stata emessa solamente un mese dopo, non prima di individuare le chat interessate dal problema, e disabilitarle. Questa ammissione pubblica della piattaforma è avvenuta dopo alcune settimane dalla richiesta dei senatori Edward Markey e Richard Blumenthal hanno sollecitato la società a dare priorità alla privacy e alla sicurezza

dei minori.

Si tratta sicuramente di un passo falso molto grave da parte della piattaforma, dal momento che Messenger Kids rientra nella certificazione prevista dal Children’s Online Privacy Protection Act, che determina la responsabilità di un sito web nell’assicurare la sicurezza dei bambini online. I due senatori ritengono però che la piattaforma abbia fatto solamente il minimo indispensabile. Ecco la loro dichiarazione in seguito alla vicenda: “Siamo particolarmente delusi che Facebook non si sia impegnata nell’intraprendere una revisione complessiva di Messenger Kids per individuare ulteriori bug o altri problemi di privacy“.

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Pubblicato da
Veronica Boschi