Le tante profezie circa l’apocalisse esplicitano il pensiero che il mondo possa finire a breve in base a delle previsioni del tutto preoccupanti, ma anche tanto assurde. Se da una parte è vero che il destino della Terra è in mano all’uomo, e farebbe meglio a non distruggere il pianeta con il proprio egoismo e la propria stupidità, d’altro canto è inverosimile che delle antiche profezie possano scandire la fine dell’umanità.
Ma perché si parla ogni giorno di teorie e profezie legate all’antico popolo dei Maya dopo millenni? Cosa ha di vero la teoria di Ezechiele contenuta nella Bibbia? Ed infine, la leggenda dell’apocalisse legata a Medjugorje: è il caso di preoccuparsi?
Apocalisse: è davvero il caso di preoccuparsi delle “fake news”?
Partendo dalle credenze religiose, la paura della fine del mondo improvvisa viene espletata da millenni. Anche nella Bibbia, precisamente nel Libro della Genesi, è contenuta una profezia circa l’apocalisse legata al ritorno della vita marina nelle acque del Mar Morto. A confermar tale teoria ci ha pensato Noam Bedein, reporter israeliano, che con i suoi scatti in Medio Oriente, sembra aver fotografato una situazione simile a quella descritta nell’Antico Testamento.
Il popolo dei Maya invece aveva previsto la distruzione della Terra per la data del 21 Dicembre del 2012. Dopo tanta preoccupazione ed un’attenzione mediatica non indifferente, l’ipotetica apocalisse era stata rinviata al mese di Luglio scorso. Inutile dirlo, che forse sarebbe il caso di non credere a simili notizie.
Le ultime dicerie invece coinvolgono anche la religione Cattolica. Secondo la città nota per gli storici pellegrinaggi, Medjugorje, è il simbolo di molte teorie che vedono nel pianeta Terra la sua estinzione a causa dei peccati dell’uomo.
Appare evidente che non bisogna credere affatto a queste teorie sull’apocalisse presenti nel Web. Restando solo e soltanto “leggende” non è il caso di preoccuparsi. Piuttosto, tutti insieme cerchiamo di limitar i danni cercando di non inquinare e non rovinare il nostro pianeta con l’incuria, l’ingordigia e la superficialità.