L’azione di un temibile supervulcano potrebbe portare all’estinzione degli umani nel giro di poche ore. Gli esperti temono le maxi eruzioni da accompagnarsi ad un terremoto catastrofico che minaccia la vita sul nostro pianeta. Gli scienziati non sottovalutano l’ipotesi degli asteroidi quale mezzo di decimazione per la vita sulla Terra ma promuovono anche nuove e poco confortanti teorie sui pericoli incombenti derivanti dall’azione di elementi terreni che sfuggono al nostro controllo. Non sono a distanze cosmiche ma si trovano nelle vicinanze, pronti a coglierci di sorpresa. Ecco le previsioni dei ricercatori e degli analisti.
Ecco le novità sul terremoto che minaccia la nostra vita: colpa di un nuovo supervulcano pronto ad esplodere da un momento all’altro
Previsioni al limite dell’isterismo non giovano al nostro umore ed al nostro benessere generale. Ad ogni modo, la storia ha un curioso modo di ripetersi. Non è da escludere l’ipotesi di una nuova eruzione che riproponga i fatti accaduti 70.000 anni fa, quando la conformazione terrestre localizzata al di sotto del lago di Toba (nei pressi dell’odierna Sumatra) causò l’emissione di 2.800 chilometri cubici di cenere e polvere. Nell’occasione la popolazione si ridusse a sole 2.000 unità. Si arrivò ad un passo dall’estinzione.
Nel mondo, al momento, vi sono numerosi vulcani pronti a dare prova di forza per ipotetici scenari apocalittici. C’è il Vesuvio ma anche il Novarupta dell’Alaska, il Pinatuba delle Filippine, gli indonesiani Agung e Merapi, il Nyiragongo delle Repubblica Democratica del Congo e altri ancora. Nel loro insieme, queste formazioni potrebbero condizionare il clima generando effetti disastrosi.
Umani a rischio: il parere degli esperti
Causa un indice di eruzione vulcanica pari a 8 punti su 8, vulcani come il Taupo della Nuova Zelanda concentrano l’attenzione pubblica sui potenziali pericoli che potrebbero incombere sull’umanità, ora descritti dal New York Times in detti termini:
“Prima di tutto, si verificherebbero terremoti di intensità crescente, un segnale che il magma sotto Yellowstone sta correndo verso la superficie. I vulcanologi ritengono che un’eruzione di a Yellowstone seppellirebbe intere aree del Colorado, Wyoming e Utah sotto circa un metro di cenere vulcanica.
A seconda dell’andamento meteorologico, una buona parte del Midwest ne riceverebbe comunque qualche centimetro, facendo precipitare l’intera regione nell’oscurità. Anche sulle coste, dove vive la maggior parte degli americani, ne arriverebbe una spolverata, a causa della diffusione della cenere. I raccolti verrebbero distrutti, i pascoli contaminati e le linee elettriche sarebbero compromesse, mandando potenzialmente ko buona parte della rete”.
Una situazione che potrebbe verificarsi negli Stati Uniti tanto quanto nel resto del mondo conosciuto. Secondo alcune previsioni, i gas emessi dal vulcano potrebbero diffondersi in tutto il pianeta filtrando i raggi solari fino a far crollare le temperature a livelli inaccettabili. Le precipitazioni si ridurrebbero al minimo provocando la sparizione delle foreste tropicali. Uno scenario che la European Science Foundation ha descritto come: “la più grande catastrofe dall’alba della civilizzazione” .
Le vittime di un terremoto simile potrebbero rappresentare il 10% della popolazione mondiale, ovvero sia 750 milioni di persone. Una scala di definizione che mette a dura prova qualsivoglia concezione di catastrofe. Sono eventi rari ma l’eventualità che ciò avvenga non è da escludere a priori. A Yellowstone si calcola 1 eruzione su 730.000 su base annua. Si è inoltre stimato che siano avvenute 42 super eruzioni negli ultimi 36 milioni di anni. Più precisamente una ogni 857.000 anni. Ci sono ottime possibilità che si possano dormire sonni tranquilli ancora per molto tempo. Ma è tutto relativo. Comprendere e contenere l’azione della natura è impossibile.