Lo spazio riserva ancora tante incognite per noi, nonostante il livello di conoscenza che ne abbiamo raggiunto sia infinitamente superiore a quello che possedevamo in passato. Ci sono tanti misteri da svelare e meccanismi da comprendere, così tanti che potrebbe apparire scoraggiante ma affascinante al tempo stesso.
Ed è forse la tensione ad un bagaglio sempre più ampio di informazioni sul nostro universo che ci porta ad esplorarlo con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, anche investendo ingenti risorse. Per non parlare, poi, del fatto che l’esplorazione e le simulazioni pianificate in ottica “spaziale” siano essenziali per lo sviluppo di moltissimi campi, inclusa la medicina: importanti scoperte sono state fatte, ad esempio, sul funzionamento dei muscoli sottoposti a lungo all’assenza di gravità. Questo ha portato anche a trovare spiegazioni ad alcune patologie e addirittura nuove possibili cure.
Ma dallo spazio non provengono soltanto sensazionali scoperte. Potrebbero derivare, infatti, anche minacce di entità non indifferente: basti pensare alla possibilità che un meteorite possa causare scenari catastrofici sul nostro pianeta.
Non sarebbe la prima volta, in fondo: è ormai parere consolidato che l’estinzione dei dinosauri sia derivata dallo schianto di un meteorite, le cui dimensioni dovevano aggirarsi attorno ai 10 km di diametro.
QV89 e Apophis: perché non costituirebbero un pericolo
Da qualche mese a questa parte, si è diffusa la notizia che un asteroide di circa 40 metri stia viaggiando in direzione del nostro pianeta. QV89 – questo il nome dell’asteroide – possiede effettivamente una traiettoria che passa da vicino alla Terra. Ma il termine “vicino”, in ambito astronomico, va inteso su una scala ben superiore a quella a cui saremmo abituati a pensare. Infatti, il punto più vicino della traiettoria disterà comunque 6,7 milioni di km dalla Terra.
Inoltre, l’asteroide è noto alla NASA da ben 13 anni, tant’è vero che il suo nome completo corrisponde a 2006 QV89. La probabilità d’impatto, dunque, risulta estremamente esigua e si attesta sullo 0,014%.
Diverso sarebbe il discorso per Apophis, ma secondo gli scienziati è ancora presto per pensarci. Il suo passaggio, infatti, non avverrà prima del 2036.