Alcuni disastri nella storia dell’uomo non potranno mai essere dimenticati, perché sono stati di tali proporzioni da riverberarsi anche nelle generazioni future. Fra cataclismi naturali e artificiali, un posto a sé stante lo occupa sicuramente il disastro nucleare, di cui la Russia (e l’Europa) è già stata testimone negli anni Ottanta.
Una ferita ancora aperta, che brucia nonostante siano trascorsi 33 anni da quando l’esplosione accidentale nel reattore 4 determinò la fuoriuscita di materiale radioattivo. Questo incidente ha appestato l’intera regione, portando anche numerose mutazioni di DNA nella popolazione residente e nelle successive generazioni.
Talvolta, però, la storia rischia di ripetersi
, è una nuova minaccia incombe sul Paese più vasto al mondo. Lo scorso 8 agosto, infatti, si è verificato un sinistro incidente che non è stato chiarito dalle autorità russe. All’indomani dell’esplosione, il New York Times creava un certo scompiglio con un titolo che allarmava con la prospettiva dell’arrivo di una nuova Chernobyl in Russia.L’8 agosto 2019, dunque, ha avuto luogo un’esplosione di grosse dimensioni che è stata vista e avvertita anche a molti chilometri di distanza. L’incidente è avvenuto presso Arkhangelsk, in Russia. La città è capoluogo di una regione dove è presente il poligono militare di Nyonoksa, che rappresenta una delle basi militari strategiche posizionate sulle coste del Mar Bianco.
Nell’esplosione, che è stata peraltro visibilissima e udibilissima dalle città nelle vicinanze, sembrerebbero essere deceduti cinque scienziati.
Nonostante i tentativi delle autorità di rassicurare i residenti, sarebbero stati rilevati preoccupanti aumenti nella radioattività della regione. Si è creata una nube radioattiva che ha viaggiato verso sud e ha sfiorato le zone abitate dell’Europa.
Si attendono dunque chiarimenti, nella speranza che non vi siano ripercussioni sui civili di qualsiasi zona interessata. Al momento, però, il Governo russo sembra restio a fornire i chiarimenti dovuti.