Come risultato di uno studio effettuato alla Cass Business School di Londra, la correlazione tra batterie di smartphone in esaurimento e la nomofobia sembra possa deformare la normale percezione del tempo. Come recita la malattia di recente introduzione, rimanere senza batteria significa essere scollegati da tutto e da tutti, e le conseguenze su alcuni individui potrebbero essere più gravi e profonde del previsto.
La stessa durata della batteria del nostro smartphone deforma lo spazio e scandisce un nuovo tempo rispetto al normale vivere quotidiano, come racconta Thomas Robinson, docente di marketing che si è occupato dello studio: “le persone non pensano più in termini di chilometri (ad esempio 10 chilometri da qui) o di fermate della metropolitana (10 fermate ancora), quanto in percentuale di batteria rimanente sul cellulare (ho ancora il 50 per cento)“.
Batteria smartphone: la percentuale di autonomia può renderci ansiosi
Durante la ricerca su questa particolare modifica delle nostre percezioni si è notato come i livelli di ansia nei partecipanti aumentassero con il diminuire della carica della batteria, mentre la sicurezza in sé e il controllo sulle proprie emozioni era legato al 100% di energia residua.
Le batterie sono affette da senilità e il troppo uso ne compromette le effettive capacità. Ricorrere alle power bank sembra l’unico modo per non rimanere senza smartphone, ma tutto dipende da noi e da come gestiamo il nostro quotidiano. In alcuni casi dello studio londinese si sono evidenziate delle manifestazioni ossessivo-compulsive sfociate in un cambio di umore tendente alla depressione.
Il professor Robinson ha affermato nelle note a conclusione della ricerca che “come si gestisce la batteria diventa spesso sinonimo di come si gestisce la propria vita“. E questa conclusione, in una società come la nostra dove essere connessi è un bisogno necessario anche a letto, non è certo una clamorosa scoperta.