Il buco dell’ozono potrebbe essere uno dei più piccoli mai registrati negli ultimi 30 anni. A rivelarlo è uno studio del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS). Si osserva come la dimensione si stia riducendo a circa la metà di quanto previsto per questo periodo dell’anno. I danni dell’effetto serra potrebbero sembrare un lontano ricordo a fronte di tale scoperta ma non è così che stanno le cose. Le previsioni indicano una fase di assestamento seguita da una crescita graduale pronta ad indurre ulteriori cambiamenti climatici. Non si arriverà al livello degli ultimi due o tre decenni, ma c’è poco da stare tranquilli. Ecco le novità dell’ultim’ora.
Buco dell’ozono e cambiamenti climatici: ecco la situazione del 2019
Fuori centro e fuori asse. Si presenta così il buco dell’ozono in Antartide che pone parecchi interrogativi agli scienziati che studiano la dinamica dell’evento. Come di consueto, si forma ogni anno ad Agosto per poi richiudersi a Dicembre. Quest’anno i tempi sono stati prematuri per una formazione che ha cominciato a manifestare i suoi effetti con due settimane di anticipo.
Dall’inizio di questo mese il vortice polare di aria fredda si è spostato fuori centro favorendo una formazione abnorme del buco dell’ozono. A causa di un improvviso riscaldamento stratosferico si è indebolito mostrando una certa instabilità rispetto agli standard.
Secondo le Valutazioni Scientifiche sulla Riduzione dell’Ozono del 2018 il recupero dei valori di stato ai livelli degli anni settanta sopraggiungerà solo nel 2060. Vincent-Henri Peuch, Head of the Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), ha commentato dicendo:
“Nonostante questo tipo di attività sia molto insolita, non c’è motivo di compiacersi. Il recupero dello strato di ozono dipende dal cambiamento climatico e dal raffreddamento, a lungo termine, nella stratosfera, che può esacerbare la perdita di ozono e ritardare il processo. Inoltre, la possibilità che si verifichino emissioni non autorizzate di sostanze che riducono l’ozono non può essere esclusa. Infatti, le emissioni della seconda sostanza più abbondante nell’atmosfera, il clorofluorocarburo (CFC 11), sono state rilevate lo scorso anno. È molto importante mantenere un forte impegno internazionale per monitorare il recupero dello strato di ozono e gli eventi relativi al buco dell’ozono”.
Il monitoraggio di stato è essenziale per prevenire effetti disastrosi sul pianeta causati dal diffondersi di radiazioni UV pericolose.