Se proprio volessimo trovare un difetto tecnologico ai vari dispositivi elettronici questo sarebbe da riscontrare nelle batterie. Abbiamo a che fare con smartphone potenti quanto PC di fascia media, tante opzioni per il multimedia, display e fotocamere d’avanguardia. Ma in quanto a supporti energetici siamo ad uno stallo che rappresenta l’ostacolo ancora da superare. Pare ci abbiamo pensato gli eminenti ricercatori della Purdue University con la loro nuova scoperta. Di cosa tratta la novità? Scopriamolo.
Batterie per dispositivi mobili: grandi cambiamenti in ottica autonomia
Il nuovo studio condotto dagli esperti promette di raddoppiare l’autonomia delle normali celle agli ioni di litio ed aumentare la velocità di ricarica attuando una semplice sostituzione. Si preferisce una struttura in antinomio al posto della grafite per una rete chiamata “nanochain”. Pare che questa trovata possa colmare il collo di bottiglia che attanaglia da sempre il reparto hi-tech dei dispositivi portatili.
I nuovi e futuristici materiali sono ora in fase di esame, benché si sappia che passare dalla teoria alla pratica non è cosa facile. Ricercare metodi produttivi adeguati, difatti, rappresenta un grosso ostacolo. Tutto dipende dal numero massimo di ioni di litio che una batteria è in grado di contenere in sicurezza. La struttura, difatti, raddoppia la capacità rispetto alle normali batterie e garantisce una ricarica completa in appena 30 minuti.
Simili soluzioni sono state utilizzate in passato con scarsi risultati. L’impatto dimensionale, infatti, ha giocato a sfavore di uno spessore contenuto, ormai necessario per i moderni ritrovati tecnologici. Stavolta, invece,gli scienziati hanno adoperato una composizione chimica che mantiene inalterata la dimensione.
Nel corso dei test la capacità si è mantenuta inalterata per 100 cicli completi di carica e scarica. Vilas Pol, uno degli autori dello studio e professore associato di ingegneria chimica alla Purdue University, ha riferito:
“Non abbiamo registrato alcun cambiamento dal primo al centunesimo ciclo, quindi non abbiamo motivo di pensare che il centoduesimo ciclo comporti problemi specifici”.
Lo step successivo è rappresentato dalla prova di scalabilità del design che porti il tutto a dimensioni ragionevoli e quindi in linea con le aspettative del mercato moderno in cui si ricerca un impatto minimo sulle proporzioni dei device.