Il mercato degli operatori telefonici si è avviato, in questi anni, verso un calo che potremmo definire inevitabile per via di alcune dinamiche che sono andate sviluppandosi. Sicuramente gli stessi gestori hanno una buona parte di responsabilità in questo processo, specie a causa dei sotterfugi e dei contratti poco chiari (basti pensare alla tariffazione a 28 giorni). Ma il tutto è anche parte di un processo fisiologico per via della concorrenza al ribasso innescata anche, ma non solo, dopo l’arrivo di Iliad in Italia.
Probabilmente, anche le strategie più subdole messe in atto indistintamente da Tim, Wind, Tre e Vodafone erano pensate nell’ottica di andare a compensare perdite ingenti come quelle verificatesi in questi anni.
Secondo lo studio del prof. Andrea Rangone, esperto di telecomunicazioni e CEO di Digital360, negli ultimi 9 anni il settore della telefonia ha perso ben 11 miliardi di euro.
Dato in costante crescita, fra l’altro, che implica mediamente un ammanco di entrate per un quarto del fatturato annuo.L’arrivo in Italia dell’operatore Iliad, inoltre, non ha certo contribuito a rinverdire i bilanci degli operatori “nostrani”. L’azienda francese infatti proponeva un’offerta praticamente imperdibile, con la garanzia di massima trasparenza nella stipula del contratto e soprattutto di non effettuare rimodulazioni sulle offerte messe a disposizione.
Il fenomeno, però, dimostra di avere proporzioni europee, e non soltanto italiane. Nel nostro Paese, però, questa situazione è stata particolarmente grave e rapida nel suo decorso. Tutto ciò ha anche implicato notevoli difficoltà negli investimenti sulle nuove tecnologie (si pensi al 5G): il denaro speso per le infrastrutture e per gli adeguamenti dovrà essere compensato man mano dagli introiti derivanti dall’utenza.