Chernobyl Chernobyl torna a catalizzare l’attenzione della comunità internazionale, nell’ultimo periodo uno studio condotto dall’Università di Bristol ha difatti testimoniato che le radiazioni elettromagnetiche sono ancora molto presenti nel territorio, oltre che nascondere novità a dir poco sconcertanti ed inaspettate.

Il 26 aprile 1986 abbiamo assistito ad uno dei disastri nucleari più grandi di sempre, al pari di quanto avvenuto nel 2011 a Fukushima, causato principalmente dalla disorganizzazione e dal poco buon senso degli addetti ai lavori di Chernobyl, oltre che naturalmente ad una infrastruttura che si è presto rivelata inadeguata. Tralasciando dettagli tecnici, la notte del 25 aprile nel corso di alcuni controlli di sicurezza che avrebbero dovuto essere standard, si è registrato un aumento incontrollato della temperatura del reattore 4, una reazione chimica ha portato alla rottura delle tubature adibite al raffreddamento del suddetto, giungendo in finale ad una grandissima emissione di radiazioni. Le morti iniziali sono state solamente una trentina, ma la nube che ha coperto buona parte dell’Europa si è portata con sé tantissimi casi di tumore e problemi inimmaginabili.

 

Chernobyl: la situazione 30 anni dopo

30 anni dopo la situazione a Chernobyl pare non essere cambiata, alcuni studi condotti dall’Univesità di Bristol, per mezzo dell’utilizzo di droni che hanno coperto i 15 chilometri quadrati attorno alla centrale, hanno dimostrato che le radiazioni sono ancora decisamente superiori alle aspettative (sono molto elevate sopratutto nell’area della Foresta Rossa, chiamata in questo modo per il colore che le piante hanno assunto).

In parallelo è stata notata la totale assenza di qualsiasi forma di vita animale, una situazione davvero preoccupante che porta a pensare che forse Chernobyl non potrà mai davvero essere recuperata.

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