Il progresso dell’astrofisica e della fisica, negli ultimi due secoli, ha subito un’enorme spinta in avanti grazie al lavoro incessante e appassionato di moltissimi scienziati. Con il loro contributo, hanno reso i misteri dell’universo meno oscuri ai nostri occhi, consentendoci di comprendere alcune dinamiche che, altrimenti, ci sarebbero rimaste ignote.
Ma nella grande moltitudine di uomini di scienza che hanno fornito un apporto sostanziale verso questo sviluppo, uno in particolare è ormai riconosciuto come pensatore e scienziato visionario, oltre che uomo mirabile e da cui trarre grande ispirazione. Si tratta di Albert Einstein.
Con le sue teorie ha letteralmente rivoluzionato il nostro modo di intendere l’universo in cui viviamo. Ciò che più sorprende, però, è che queste teorie formulate oltre un secolo fa siano ancora valide oggigiorno. E non solo: continuano a incassare conferme anche dalle indagini strumentali più approfondite.
Per la prima volta nella storia dell’umanità, ad aprile di quest’anno si è riusciti ad osservare un buco nero e come questo interagisca con lo spazio circostante. Dalla ricostruzione grafica che si è fatta rispetto ai dati rilevati dai telescopi spaziali, il buco nero è apparso esattamente affine alla ipotetica descrizione che Einstein ne aveva fatto oltre 100 anni fa.
Secondo Einstein, il buco nero creava una deformazione dello spazio-tempo, andando a surriscaldare la materia circostante per poi “inghiottirla” in una porzione centrale oscura, definita “orizzonte degli eventi”.
Proprio come previsto dallo scienziato, il buco nero si è presentato circondato da un alone rosso-giallastro che rivelava appunto il surriscaldamento della regione attorno all’orizzonte degli eventi. Mentre quest’ultimo appariva appunto nero per via della distorsione o curvatura gravitazionale e dalla cattura della luce in questa regione ad altissima densità.
Tutti aspetti contemplati nella teoria della Relatività Generale. GGWP, Einstein.