Dopo un’iniziale lotta all’evasione fiscale, ci pensa il Decreto Dignità a far ritornare il nostro paese nel caos dell’illegalità. La lunga serie di verifiche fiscali operate mediante il redditometro sono infatti state congelate per sempre.
Il pericoloso algoritmo è infatti stato messo KO e gli sarà impedito di controllare le dichiarazioni successive al 2016. I criminali italiani saranno quindi liberi d’ora in poi di continuare indisturbati a compiere le loro malefatte alle spalle dei cittadini onesti. Stop quindi al controllo del tenore di vita in relazione al reddito del contribuente che ora sarà libero di sfruttare introiti non denunciati.
Evasione fiscale: la legalità in Italia è morta sul nascere
Come anticipato a fermare i controlli del redditometro è stato il Decreto Dignità. L’algoritmo rimarrà quindi in vigore, ma solo per le dichiarazioni dei redditi presentate fino al 2016. A nulla è valso il tentativo fatto dall’Agenzia delle Entrate stessa che si è fermamente opposta alla manovra.
Nel caso in cui diventaste oggetto di un accertamento per dichiarazioni successive al 2016, sappiate che è illegale. Per questo motivo potrete infatti impugnare una sentenza per comportamento persecutorio. Non è ancora noto con certezza se il redditometro rimarrà o meno congelato, ma almeno al momento non sembrano esserci sviluppi.
Non è escluso che in un futuro si possa assistere ad una sua nuova riattivazione, con le modalità già viste in passato. Lo scostamento del 20% tra il tenore di vita e la dichiarazione dei redditi sarebbe infatti il primo campanello d’allarme per l’Agenzia delle Entrate. Questa sarebbe quindi autorizzata a compiere accertamenti e richiedere prove documentali al cittadino.