Il campo geomagnetico terrestre è noto che non sia stazionario, poiché lo studio della magnetizzazione delle rocce ha mostrato come il nostro pianeta sia stato soggetto a inversione dei poli magnetici apparentemente casuali. Ultimamente siamo in un fase detta a “polarità normale” che dura da circa 800 mila anni, ma quello che gli scienziati hanno scoperto recentemente è che l’inversione dei poli magnetici sta avvenendo più velocemente del previsto.
La scoperta è opera del team di Yves Gallet dell’Università di Parigi e del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS), ed è stata pubblicata sulla rivista Earth and Planetary Science Letters. Il tutto è partito da una analisi dei sedimenti rocciosi raccolti in Siberia, dove i ricercatori hanno trovato le prove dell’inversione dei poli magnetici fossilizzate nelle particelle di magnetite ed ematite.
La risultanza dello studio è che dai quasi 500 campioni analizzati si evince che il campo magnetico terrestre si sia invertito per 78 volte
nell’arco di 3 milioni di anni. Il dottor Aldo Winkler, del laboratorio di Paleomagnetismo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha commentato:”negli ultimi 20 milioni di anni le inversioni del campo magnetico terrestre sono avvenute al ritmo di qualche centinaio di migliaia di anni, l’ultima, circa 780.000 anni fa“.Le inversioni dei poli magnetici avvengono durante periodi di bassa intensità del campo e dipendono dalle complicate forze in gioco tra il confine di nucleo e mantello. Durante le inversioni, il magnetismo terrestre subisce una fase di instabilità molto pericolosa, poiché satelliti e reti elettriche investite dal vento solare non avrebbero sufficiente protezione.
Una situazione del genere porterebbe a un black out nelle comunicazioni e nell’intera rete energetica globale, riportandoci per qualche tempo al tempi della rivoluzione industriale.