Il pianeta rosso, da qualche anno a questa parte, sta fornendo quasi quotidianamente nuovi spunti per la sua comprensione e la sua esplorazione.
Da quando poi a novembre dello scorso anno è stato fatto atterrare Insight, il nuovo Lander della Nasa, sono pervenuti dati che fino a questo momento neppure sapevamo di poter raccogliere sulla superficie marziana. Questo ha consentito una maggiore conoscenza dei fenomeni fisici e geologici che interessano il pianeta.
Alcune scoperte, però, hanno un vero e proprio fascino misterioso, perché ci permettono di accomunare la superficie e la composizione di Marte a quella della nostra Terra e della nostra Luna.
La grande rivoluzione di Insight è stata quella di possedere dei sistemi di rilevazione talmente potenti da riuscire perfino a riconoscere e registrare una raffica di vento.
Insieme a questa, però, sono stati registrati finora oltre 100 Marsquakes, i cosiddetti terremoti marziani. Di cui gli ultimi due particolarmente forti.
La rilevazione di questi moti, avvenuta attraverso lo strumento denominato SEIS, ha consentito di comprendere meglio la composizione geologica del suolo di Marte e la sua stratificazione interna.
Gli scienziati, infatti, avevano numerose teorie a riguardo, ma solo a seguito di queste rilevazioni è stato possibile definire che Marte presenta una composizione geologica a metà strada fra la nostra Terra e la Luna.
Questo aiuterà gli studiosi a valutare meglio le possibilità che vi sia, nascosta sotto la superficie, una riserva d’acqua ancora nascosta ai nostri occhi, e automaticamente fornirà informazioni sull’eventuale vivibilità del pianeta.