Le batterie a idrogeno sono già tecnologie sviluppate e commercializzate, ma per tutti noi utenti di smartphone è ancora una risorsa difficile da implementare all’interno degli accumulatori. Ancora oggi, a seconda della capienza, a metà giornata spesso ci troviamo con batterie già scariche a cui dobbiamo sottostare.
Se fossero implementate nel mondo della telefonia, tali batterie sarebbero una svolta in un comparto produttivo che in tutti questi anni di evoluzione non ha mai ricevuto avanzamenti significativi. Una start up inglese chiamata Intelligent Energy ha già prodotto delle batterie a idrogeno a misura di smartphone, e ci siamo chiesti come funzionano.
Batterie a idrogeno: gli smartphone avranno un’autonomia illimitata
Se davvero potessimo avere batterie del genere, i nostri device potrebbero arrivare a mantenere la carica per una settimana. A livello tecnico, tali “pile” consistono in un combustibile capace di generare energia a partire dall’idrogeno, compatibile con le dimensioni di una scocca di un comune smartphone.
La cella che costituirà le batterie a idrogeno conterrà questo materiale in polvere e potrà essere inserito nell’accumulatore sigillato nella scocca tramite l’entrata jack audio da 3,5 mm per gli auricolari. Questa sorta di cartucce che riforniscono idrogeno hanno una durata minima di una settimana e potranno essere a loro volta ricaricate.
Pensando al consumo della batteria, l’idrogeno è un elemento naturale che si trasforma per rilasciare energia. Il risultato di scarto della reazione chimica è del comunissimo vapore acqueo che però va dissipato. Per questo i primi prototipi di smartphone a idrogeno sono provvisti di una intelligente griglia di ventilazione sulla back cover di modo il vapore acqueo esca liberamente.
Il prototipo di queste batterie a idrogeno è stato presentato nel 2016, e il primo smartphone a indossarle è stato un prototipo di iPhone a seguito di accordi tra la start up e Apple. Ma quando ci sarà una produzione massiva nel mondo Android?