Lo Stato ha dichiarato guerra all’evasione fiscale. Lo priorità per il governo è sempre quella di eliminare il dilagante fenomeno dei furbetti che non dichiarano le fatture, non emettono scontrini o lavorano in nero. Il Fisco sta cercando metodi sempre nuovi per combattere una delle piaghe più dilaganti per il Paese.
Alcuni strumenti purtroppo si sono rivelati inefficaci per via delle tempistiche troppo dilatate e dell’inefficienza operativa. Ricordiamo infatti a tal proposito il Redditometro, l’arma dell’Agenzia delle Entrate che aveva lo scopo di indagare all’interno dei conti correnti degli italiani.
E’ entrato in pensione a seguito dell’approvazione nel Dicembre del 2018 del Decreto Dignità. Adesso invece vi è un nuovo software che analizza le incongruenze fra entrate ed uscite dichiarate all’interno del saldo del proprio conto corrente, al posto delle entrate e uscite in termini di “spese”.
Questa nuova arma non è del tutto nuova agli occhi dei politici e dei cittadini. La sua prima apparizione risale al 2012 all’epoca del governo Monti con il nome di Risparmiometro/evasometro. Son serviti però sette anni per vederlo finalmente attivo. Esso andrà ad analizzare le discrepanze fra i dati dichiarati al Fisco e i movimenti sul conto corrente.
Con un GAP del 20/25% partirà il primo allarme a cui seguirà un controllo della Guardia di Finanza e i contribuenti avvisati dovranno dare le eventuali spiegazioni. Al momento le prime verifiche sono iniziate con i conti correnti del 2014 e comprendono i clienti delle principali banche italiane: Unicredit, Sanpaolo e BNL.