Si sta parlando da settimane della possibilità che il Governo Conte Bis applichi una tassa sui contanti per limitarne l’uso, contrastando al contempo il nero e recuperando fondi per la manovra finanziaria. Solo il mercato sommerso vale, secondo l’Istat, il 12,4 per cento del Pil nazionale, ed è ovvio che tra le idee emerse per guidare il paese fuori dalla stagnazione c’è una tassa per limitare l’uso dei contanti.
Ma sono anni che questa proposta viene vagliata tra i banchi del Parlamento, salvo poi essere sempre accantonata sotto la spinta di lobby e di associazioni di consumatori. Purtroppo le classifiche europee certificano che siamo agli ultimi posti per numero di transazioni pro capite diverse dall’uso del contante. Se il premier Giuseppe Conte sogna un Paese all’avanguardia nell’intelligenza artificiale, nell’Internet delle cose, nella robotica e nelle smart cities, la limitazione del contante potrebbe indirettamente favorire tutto questo.
Piuttosto, crediamo che una tassa sui contanti possa influenzare un’economia virtuosa in un paese come l’Italia dove attività commerciali sono ancora sconosciute al Fisco.
Tassa sui Contanti: ecco le ultime novità, italiani su tutte le furie
Se il denaro ha un costo di gestione di per sé già altissimo nella spesa statale, l’evoluzione dei pagamenti digitali prosegue a ritmi serrati non senza incontrare ostacoli soprattutto nella mentalità degli Italiani. Per citare un esempio, l’introduzione della fatturazione elettronica ha subito enormi ritardi proprio per le pressioni che gli esercenti hanno messo sui vari governi. Ma, guarda caso, il suo avvio ha fatto crescere il gettito IVA nelle casse dello Stato del 5,4 per cento solo nel primo semestre 2019.
Quindi è scorretto dire che l’amore degli italiani per il contante è anche e soprattutto il riflesso della voglia di evadere e di infrangere la legge? E anziché introdurre da subito misure preventive per limitarne l’uso o far emergere il sommerso dell’evasione, di attività di corruzione o peggio, nel 2015 l’Italia si è inventato lo scudo fiscale per far rientrare capitali dall’estero.
Se invece si strutturasse una legge che preveda bonus fiscali per i pagamenti digitali o con carte di credito, allora si creerebbe un “effetto volano” che darebbe nuova spinta all’economia. E sarebbe buona cosa che anche in Italia si cominciassero a dedurre spese prima d’ora impossibili. Sembra un’equazione stupida, ma quando una spesa ha tasse a perdere, è facile che possa cadere nel nero.