Nei vari tentativi di trovare una soluzione alla mancanza di fondi per realizzare una manovra economica in grado di rialzare il PIL, il governo Conte Bis stavolta sta vagliando l’idea di tassare le SIM telefoniche di TIM, Wind Tre e Vodafone per i clienti business.
Secondo quanto riferito dai sindacati, la manovra finanziaria dovrebbe introdurre una nuova tassa sulle SIM card nel mercato business delle piccole, medie e grandi aziende. Una misura che in teoria dovrebbe portare soldi freschi nelle casse dello Stato, ma che andrebbe a colpire uno dei settori che in Italia risulta strategico per il rilancio dell’economia.
SIM di Tim, Wind, Tre e Vodafone: arriva una nuova Tassa per i clienti
Numeri alla mano, la nuova tassa dovrebbe attestarsi sui 13 euro per ogni nuova SIM business, ed equivale a un controvalore di circa un miliardo di euro a disposizione del Governo. Tuttavia, i sindacati ritengono che aumentando i costi per le imprese di telecomunicazioni non si va da nessuna parte, neanche se venisse eliminata la tassa di concessione governativa su TIM, Vodafone e Wind Tre, come si vocifera dai banchi di Montecitorio.
Contraria all’iniziativa è lo stesso membro del Governo Laura Castelli, Vice Ministro all’Economia, la quale ha precisato che:”l’ipotesi di tassare le SIM ricaricabili preoccupa molto sia noi del Movimento 5 stelle che le aziende di telecomunicazioni, nonché i consumatori, anche per il grave impatto che avrebbe sullo sviluppo del settore e sul livello occupazionale.”
Anche il Ministero dello Sviluppo Economico si è detto contrario a qualsiasi ipotesi di tassazione sulle schede telefoniche ricaricabili. Se due ministeri sono dunque contrari alle stesse iniziative del Premier Conte, ha senso continuare a cercare di inventare nuove tasse in settori della società e del lavoro dove non servono?