Il futuro è qui, ormai. Negarne l’ingresso sarebbe anacronistico e fra l’altro impensabile, dati i ritmi a cui si vive oggigiorno. Nel progresso tecnologico, però, si deve necessariamente compiere una selezione naturale, che implica anche dover dismettere qualche frammento per lasciar spazio a quanto c’è di nuovo.
E così, il futuro arrivo del 5G e l’attivazione delle sue reti per i privati andranno a determinare il fisiologico switch off di una rete che ha rappresentato un punto nodale di cambiamento per la connettività odierna. A sacrificarsi, infatti, sarà proprio la connessione 3G.
La scelta è apparsa quasi obbligata, dal momento che altrimenti si sarebbe continuata a foraggiare una tecnologia ormai sorpassata e obsoleta.
Enormi investimenti sono stati fatti per ottenere l’assegnazione delle frequenze per il 5G. Gli operatori telefonici Tim, Vodafone, Wind-Tre, Iliad e Fastweb
hanno sborsato complessivamente 6 miliardi per sostenere la nuova connessione ed ottenerne una fetta. Risulta quindi impensabile, al momento, investire ulteriore denaro in una rete senza alcun futuro né sbocco.La scelta appare a maggior ragione coerente se poi si va a considerare che la copertura di rete del 4G sta raggiungendo il proprio apice. La vastità di territorio coperto dal segnale 4G sarà praticamente sovrapponibile al territorio coperto dal 3G, rendendo la tecnologia precedente ormai inutile – oltre che inutilizzata, visto che moltissimi utenti sono passati negli anni al nuovo standard per le telecomunicazioni.
Diverso è il discorso per il 2G: benché si tratti di una tecnologia nata ben 30 anni fa, essa risulta ad oggi ancora indispensabile per lo sviluppo completo della rete 5G.