Come tutti sappiamo, la Terra possiede un campo magnetico, i cui poli sono spostati di 11,5° rispetto all’asse di rotazione terrestre – e quindi rispetto ai poli geografici.
Ciò che invece non ci era noto, almeno fino a poco tempo fa, era la notevole rapidità con cui questi poli magnetici vanno incontro ad inversione. Questa eventualità, contemplata già in passato dalla scienza sulla base di alcune scoperte, si è rivelata essere molto più frequente di quanto non si immaginasse.
La scoperta, merito del team di ricercatori guidato dalla ricercatrice Yves Galles, ha consentito di guardare a questo fenomeno da un’altra prospettiva.
La scoperta è stata fatta grazie al ritrovamento di alcuni detriti rocciosi presso il fiume Khorbusuonka
nella Siberia del Nord. Si è infatti notata l’inversione tra due metalli, la magnetite e l’ematite, che normalmente si dispongono nelle rocce coerentemente con l’asse magnetico terrestre.Questo comporta inevitabilmente una serie di conseguenze. L’uomo, nel corso della propria evoluzione, ha affrontato diverse inversioni dei poli magnetici, e vi è sempre sopravvissuto. L’ultima di queste si è verificata circa 780 mila anni fa, ma non ha avuto ripercussioni significanti sull’evoluzione umana.
Oggi il discorso sarebbe un po’ diverso: basterebbe pensare a quanti dispositivi elettronici, a quanti satelliti e a quante reti si basano proprio sul nostro campo magnetico terrestre. Esso, a sua volta, è influenzato dai moti negli strati metallici più interni del nostro pianeta. Eventuali cambiamenti potrebbero creare problemi seri a tutti questi dispositivi.