La SpaceX di Elon Musk sta progettando di ampliare la copertura internet dallo spazio attraverso il lancio di 30 mila nuovi satelliti di tipo Starlink nell’orbita bassa della Terra. In precedenza ne furono autorizzati i lanci di 12 mila oggetti, ma con questa nuova infornata Musk conta di fornire la connessione su banda larga satellitare nel continente americano già dal prossimo anno.
Se l’operazione riuscisse, la mappa concettuale delle connessioni internet negli Stati Uniti cambierebbe completamente e si rimetterebbero in discussione i rapporti di forza tra le società. La nuova ondata di satelliti Starlink opererebbe ad altitudini tra i 328 chilometri e i 580 Km, ma la Federal Communications Commission e l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) non hanno ancora sciolto le loro riserve sulle condizioni di interferenza dei segnali fra tutti i satelliti in orbita.
Come prevedibile, l’orbita bassa della Terra sta già accusando un sovraffollamento di satelliti dedicati alla comunicazioni sin dal 1957, e oggi insieme a SpaceX ci sono aziende come OneWeb, Space Norway, Telesat e Amazon tese a sfruttare richieste di autorizzazione simili.
Tuttavia ognuna di queste società deve fornire una serie di dettagli tecnici, compresi i piani per ridurre al minimo i detriti e prevenire le collisioni. SpaceX ad esempio realizza i suoi satelliti in modo tale che brucino completamente senza detriti nella fase di rientro nell’atmosfera.
Proprio nell’orbita bassa terrestre si è consumata la discussione tra ESA e SpaceX per via di una sfiorata collisione tra i loro satelliti. All’epoca l’Agenzia Spaziale Europea commentò piccata che “con l’aumentare del numero di satelliti nello spazio si moltiplicheranno gli incontri ravvicinati tra i veicoli spaziali“.