Quando si parla di buco dell’ozono si incorre spesso in una serie di errori, dettati probabilmente dalle false informazioni messe in circolazione negli anni passati. Recentemente, la NASA in collaborazione con il Noaa, ha divulgato una notizia stupefacente.
Rispetto al 1982, anno di inizio degli studi sul buco dell’ozono, l’apertura sarebbe molti inferiore, rappresentando quindi un minimo storico. Nonostante possa sembrarci una lieta notizia purtroppo non è così. Gli scienziati sono infatti preoccupati e oggi cercheremo di capire il perché.
Buco dell’ozono: le preoccupazioni degli scienziati sulla sua diminuzione
L’ente americano per le ricerche sull’atmosfera e gli oceani e la NASA hanno dato in questi giorni una notizia che ha fatto immediatamente “alzare le antenne” agli scienziati. Il buco dell’ozono è infatti ai minimi storici dal 1982, passando da 16 a 10 milioni di chilometri quadrati. Questo fenomeno è probabilmente dovuto all’innalzamento delle temperature nella stratosfera sopra l’Antartide.
Gli esperti che si stanno occupando dello studio hanno affermato che non si tratta della prima volta che avviene un fenomeno di questo genere. Negli ultimi 40 anni è infatti successo altre due volte, nel 1988 e nel 2002. Stando alle dichiarazioni dello scienziato Paul Newman della NASA, questo non sarebbe il segno del recupero dell’ozono.
La riduzione di questo strato con la seguente formazione del buco ha avuto origine tra il 1970 e il 1990. Durante questo ventennio il cloro e il bromo hanno assolto il compito di catalizzatori dei raggi incidenti sulla superficie terrestre. Ci basti pensare che il freon contenuto nei frigoriferi più datati è stato bandito solo nel 1987 a Montreal, grazie al protocollo ambientale.
Bisognerà tenere la situazione sotto controllo, facendo particolare attenzione al rispetto dell’ambiente. L’innalzamento della temperatura terrestre non può che rappresentare un aspetto negativo della gestione del nostro pianeta.