Siamo ormai agli sgoccioli, e a breve il 5G sarà ufficialmente attivato per gli utenti privati. Nei primi mesi del 2020, gli operatori telefonici saranno infatti pronti a inviare il segnale attraverso le nuove frequenze attivate per la rete e dare definitivamente avvio a quella rivoluzione tecnologica che si attendeva da tempo.
L’hype nei mesi è infatti cresciuto a dismisura, a fronte di tutte le novità e le innovazioni che sarà possibile attuare grazie al 5G. Si passerà dall’Internet of Things – il sistema che consentirà di connettere dispositivi finora passivi come elettrodomestici e impianti casalinghi – al più grande progetto per le Smart Cities, che andrà ad investire i settori più disparati dell’economia e della produzione sia industriale che terziaria.
A fronte di tutto ciò, però, è anche cresciuta una latente (ma neanche troppo) preoccupazione che ha man mano investito le coscienze individuali per trasformarsi in recriminazione collettiva contro la nuova tecnologia. Nel timore generale per un’ondata di radiazioni a cui non si era mai assistito, il pubblico ha iniziato a rinnegare la volontà di tollerare che una simile tecnologia impatti sulle vite dei singoli individui, per paura dei possibili risvolti non salutari.
Ma ci sono molti aspetti da tenere in considerazione, anzitutto andando a vedere che gli studi fatti finora e le prospettive future sono meno allarmanti di quanto non si creda.
Il 5G sarà davvero così pericoloso come si crede? La scienza dice altro
Partiamo con una considerazione: l’AIRC ha classificato l’esposizione ai campi magnetici come un “possibile (e non probabile) cancerogeno” nel 2011, e analizzando numerosi studi si è riscontrata solo una debole correlazione positiva per glioma e neurinoma dell’acustico e nessuna evidenza di correlazione per altri tipi di tumori. Precisando che “debole correlazione positiva” vuol dire che ci potrebbe essere un’ipotetica casualità tra esposizione e insorgenza di queste patologie, che però non consente di escludere questa come concausa. Pertanto si definisce possibile anziché probabile, che invece attesta un più alto rischio certificato.
Inoltre, è bene considerare che nonostante molti pensino il contrario, l’esposizione alle onde dei ripetitori 5G sarà inferiore: questo dipende dalla maggiore uniformità delle reti di ripetitori sul territorio. Le frequenze utilizzate, infine, sembrerebbero meno penetranti in termini di SAR (Specific Absorption Rate) rispetto all’organismo umano. D’altra parte, è comunque complesso valutare questo discorso a priori: sarà il tempo e l’utilizzo ad evidenziare ulteriori dettagli da considerare in questa analisi.