La missione su Marte che dovrebbe portare un equipaggio umano avverrà forse nel 2024, anche se tutto dipende dai prossimi test che SpaceX vuole effettuare con il suo razzo appena costruito. La sfida tuttavia presenta molte insidie, ma non preoccupa la tecnologia necessaria a questa impresa titanica, quanto gli effetti sul corpo umano.
Si parla di un viaggio (per ora) di sola andata verso Marte che può durare in media 200 giorni e 3 anni di permanenza al di fuori dell’atmosfera terrestre. E se l’agenzia americana si sta preparando sulla base dei dati raccolti dall’esperienza di Scott Joseph Kelly, l’astronauta USA rimasto 382 giorni in orbita nella Stazione Spaziale Internazionale, andare su Marte è tutta un’altra cosa.
Infatti, il vero limite della missione è il corpo umano, perché fuori dall’atmosfera subisce diverse modifiche biologiche e strutturali a fronte della costante esposizione alle radiazioni solari e cosmiche, dell’assenza di gravità e dell’isolamento.
Partendo dall’assenza di gravità, gli astronauti subiscono una perdita media dell’1% mensile nella densità delle loro ossa, ovvero quasi 10 volte quello che succede sulla Terra. Una volta tornati a casa, pertanto, gli astronauti saranno più soggetti ad osteoporosi e ad una senescenza ossea ben prima della media. La stessa colonna vertebrale, non essendo chiamata a sostenere il corpo in posizione eretta, rischia di atrofizzarsi.
Parlando invece dei tessuti molli, ovvero muscoli e sistema cardiovascolare, la situazione non è affatto rosea. L’assenza di gravità mette a dura prova la conservazione della massa muscolare, mentre tutti i fluidi corporei non circolano più come si deve e tendono a ristagnare nella parte alta del corpo. Questa condizione crea problemi alla vista, labirintite e mal di testa per la troppa pressione sanguigna verso la testa.
L’isolamento poi gioca brutti scherzi alla salute psico-fisica dell’equipaggio in volo verso Marte, stipati come sono in spazi che non giovano alla convivenza serena. In agguato c’è anche la depressione a fronte di una qualità di vita decisamente messa a dura prova, e c’è bisogno quindi di monitorare tutti i parametri attentamente.
In aggiunta c’è da considerare che Marte dista dalla Terra dai 56 ai 100 milioni di chilometri, e la lontananza dal proprio pianeta potrebbe indurre l’equipaggio allo sconforto in caso di qualche imprevisto. Purtroppo bisogna anche considerare che le comunicazioni fra Terra e Marte richiedono mediamente 40 minuti per avere risposta a una domanda.
Chiudiamo invece con il problema delle radiazioni il quale, insieme alla mancanza di gravità, è il principale dilemma della NASA nell’organizzare un viaggio così lungo. Oltre a quelle provenienti dal Sole, il corpo umano potrebbe essere esposto ai famosi raggi cosmici, ovvero alle famose radiazioni ionizzanti ad alta energia che viaggiano libere nello spazio in grande quantità. Il campo magnetico terrestre e l’atmosfera costituiscono uno scudo molto efficiente contro le radiazioni ionizzanti, ma nello spazio il rischio di sviluppare il cancro, danni al sistema nervoso centrale e al cervello aumentano esponenzialmente.