Il mondo dello streaming si amplia ogni giorno di nuovi servizi: da Apple TV+ a Netflix, Disney+ e Prime Video. Insomma le piattaforme per i consumatori non mancano. Tutto questo affollamento sta rovinando il settore: un ritorno alla pirateria?
I dati emergono da uno studio condotto da UTA IQ, pronto a confermare come le troppe possibilità sul mercato generino confusione nell’utente, che molto probabilmente sarà portato a cancellare un eventuale abbonamento.
Il 70% degli intervistati sostiene come oggi le alternative di streaming video siano troppe e, poiché tutte caratterizzate da show proprietari ed esclusive. Lamentandosi anche dei costi non proprio bassissimi.
Il discorso sembra essere confinato per le piattaforme video, perchè per quello musicale il funzionamento è opposto. L’utente che può decidere Apple Music , Spotify, Amazon Music Unlimited o altri, può contare su cataloghi fra loro molto somiglianti. Di conseguenza, è sufficiente scegliere una sola offerta fra le tante, dedicandosi a quella più vantaggiosa a seconda dell’utilizzo.
Se consideriamo la spesa media di circa 10 dollari mensili per abbonamento, l’utente rischia di dover pagare 40 o 50 dollari non solo per accedere a più piattaforme ma anche di rischiare di seguire moltissime serie quasi identiche tra di loro.
Alto che gradimento e risparmio. Tutto ciò sta diventando una spesa fuori mercato, che spinge gli appassionati proprio alla pirateria.