Quanto diciamo è da tenere veramente in considerazione, poiché un recente studio ha effettivamente dimostrato che oltre il 50% dei servizi di questo tipo sono completamente attivati e registrati in Cina. Ciò sta a significare che, nel momento in cui il consumatore andrà ad accettare il contratto iniziale, molto probabilmente si troverà in una situazione inaspettata e dalla quale potrebbe essere molto difficile uscire illesi.
Alcuni accordi, infatti, includono al proprio interno la volontà del provider di cedere i dati sensibili ad aziende di terze parti o addirittura al governo Cinese, andando così a stravolgere il concetto base di VPN e di navigazione anonima.
Ancora più grave, inoltre, è il salvataggio dei file log di navigazione sui server aziendali; in altre parole il provider va a memorizzare tutti i siti che l’utente ha visitato, per poi sfruttare tali informazioni per fornire le pubblicità più adatte alle esigenze, o anche semplicemente cederli a terze parti.
Il consiglio che vi possiamo dare, ricordando che non tutte le realtà si comportano esattamente allo stesso modo, è quello di affidarvi sempre a soluzioni che ritenete affidabili o a pagamento (in genere più sicure sotto questo particolare punto di vista).