La NASA ha deciso di svelare i segreti della Luna aprendo la capsula contenitore con i campioni di rocce e suolo portati sulla Terra dalla lontana missione Apollo 17. Sono passati oltre 40 anni e, per giustificare un evento così importante, l’agenzia ha commentato che la nuova generazione di suoi ricercatori ha bisogno di studiare i campioni in ottica di quelli che saranno prelevati dalle future missioni sulla Luna.
Il cilindro del 1972 contiene un campione di regolite, ovvero il comune strato di roccia e terra che ricopre la maggior parte della superficie della Luna. Un secondo cilindro, sempre della missione Apollo 17, verrà aperto a gennaio 2020 e il progetto Apollo Next-Generation Sample Analysis della Nasa punta a scoprire molto di più di quanto si potè fare con gli strumenti di 40 anni fa.
NASA: dopo 50 anni aperta la capsula contenente il suolo lunare
La geologa planetaria Sarah Noble della NASA ha commentato:”oggi possiamo eseguire misure impossibili durante gli anni del programma Apollo“. Le tecniche odierne che saranno usate sono: la scansione 3D, la spettrometria di massa (scansione con atomi o molecole elettricamente carichi) e la microtomia ad altissima risoluzione (che taglia i campioni in sezioni ultrasottili).
Il contenitore è stato aperto al Johnson Space Center a Houston, e come osserva Francis McCubbin:”l’analisi di questi campioni consentirà nuove scoperte scientifiche sulla Luna e permetterà a una nuova generazione di scienziati di affinare le loro tecniche per studiare meglio i campioni che saranno raccolti dagli astronauti del programma Artemis“.
Presto l’esplorazione della Luna da parte degli astronauti riprenderà a tamburo battente, ma è la consapevolezza e gli obiettivi che sono cambiati rispetto a 50 anni fa. Proveremo a sfruttare le risorse della Luna, compreso il ghiaccio d’acqua scovato nei crateri utile a produrre ossigeno per respirare. E chissà quale altre potenziali risorse per la futura esplorazione della Luna non conosciamo ancora.