Tutti parlano su WhatsApp. Anche coloro che per strada sembrano riservati sfoderano il loro desiderio di sparlare all’interno dei gruppi e delle conversazioni private. Oltre un miliardo e mezzo di utenti scrive messaggi, lascia note vocali o condivide stati tramite il proprio profilo. Per assicurarsi che non si diventi oggetto di discutibili discussioni è necessario adoperare alcune tecniche per spiare il profilo degli altri. Non è difficile. Si passa da strumenti poco ortodossi a funzionalità di pubblico dominio.
Il primo sistema per entrare nel profilo degli amici si chiama mSpy. Il servizio, divenuto popolare al tempo delle chat, consente di accedere a qualsiasi cosa si condivida online tramite l’app verde. Chiamate in entrata ed in uscita ma anche chat e ricordi condivisi sono accessibili tramite il servizio. Perfetto per amanti gelosi e genitori timorosi. Si tratta di un servizio in abbonamento
che costa 60 euro al mese (170 euro all’anno con offerta dedicata) ma garantisce un risultato sicuro.Il secondo sistema è gratuito ma prevede un minimo di dimestichezza. Per prima cosa occorre avere per le mani il telefono della vittima. Sfruttando WhatsApp Web associamo il dispositivo ad un PC o ad un notebook tramite codice QR e relativa funzione. A questo punto ogni messaggio in arrivo verrà notificato in tempo reale dal telefono della vittima. Potremo vedere ogni conversazione in diretta tramite lo schermo del nostro computer proprio come se il telefono fosse in mano nostra. La nota dolente è che il partner o l’amico potrebbe accorgersi del fatto visto che apparirà una notifica che annuncia la connessione ad un altro dispositivo. Molti utenti sono riusciti ad eliminare tale incombenza modificando le notifiche tramite apposite utility ed opzioni Android.
In ogni caso si ricorda che esistono delle conseguenze legali nell’utilizzo di tali metodi. La normativa descritta all’articolo 202b del codice penale ammonisce tale codice di condotta stabilendo fino a 2 anni di reclusione in caso di utilizzo improprio. Nessun problema nel caso in cui tali strumenti siano destinati ad uso di protezione dei figli.