Tutto ha avuto inizio nel lontano, nemmeno così tanto, 1986; era una tranquilla giornata di Aprile quando, nel corso di controlli di routine, sconsiderati addetti ai lavoro violarono i protocolli di sicurezza causando una reazione a catena che ci ha portati a vivere un vero e proprio incubo. Il surriscaldamento del reattore 3 è stato anche reso possibile dall’inadeguatezza dell’infrastruttura di Chernobyl, va difatti segnalato che i tubi di raffreddamento dello stesso si ruppero proprio perché tutto l’impianto “non era a norma”. Fortunatamente non si arrivo alla fusione del nocciolo, ma comunque venne emessa nell’aria una quantità di radiazioni
che coprì l’intero continente europeo.
Trascorsi ormai 30 anni dalla data effettiva del disastro, la situazione sembra essere ancora abbastanza critica. Lo studio condotto da Bristol mediante l’ausilio di droni ha certificato che nei 15 chilometri quadrati attorno alla centrale non è ancora presente vita animale di alcun tipo; inoltre, le radiazioni misurate si sono dimostrate essere decisamente più alte delle aspettative.
L’area maggiormente pericolosa, sotto questo punto di vista, resta la foresta rossa, chiamata in tal modo per la colorazione assunta dalle piante in seguito all’assorbimento delle radiazioni elettromagnetiche. La situazione, come avete potuto constatare voi stessi, appare essere ancora preoccupante, riusciremo davvero mai a recuperare l’area antistante alla centrale nucleare di Chernobyl? solamente il tempo potrà dare una risposta alle nostre domande.