WhatsApp è riuscito a guadagnarsi il suo miliardo e mezzo di utenti. Ciascuno di noi, almeno una volta al giorno, apre le chat per mettersi in contatto con amici e parenti. Spesso si sceglie la comodità dei gruppi, per i quali sono ora in vigore nuove regole più restrittive dopo l’ultimo aggiornamento.
Nonostante le contromisure atte ad arginare la creazione di conversazioni sospette prosperano gruppi di persone che usano l’applicazione per scopi illeciti. L’ultimo episodio ha casualmente individuato una cerchia di 62 persone, ora indagate per scambio di informazioni segrete. Ecco cosa è accaduto.
WhatsApp usato come sistema informativo contro le Forze dell’Ordine, ecco la vicenda di Agrigento
Facebook non può leggere le chat degli utenti a causa della crittografia end-to-end in vigore ormai da qualche anno. Il sistema di protezione impedisce intercettazioni dirette ed indirette da parte della compagnia o di altri utenti. La scoperta di un gruppo sospetto è avvenuta per caso. La denominazione poco chiara e con evidente inflessione dialettale non ha destato sospetti, se non nel momento in cui si è potuto esaminare da vicino il dispositivo. Si è individuato il gruppo “Uomini immiezzu a via“.
Paola Vetro – pubblico ministero della Procura della Repubblica di Agrigento – ha notificato un avviso di inchiesta per 62 indagati iscritti ad un gruppo di partecipanti attivi nella zona di Canicattì. In particolare è stato detto che:
“Interrompevano e turbavano i servizi di controllo delle forze dell’ordine tramite lo scambio di informazioni, in maniera costante e coordinata, circa la presenza di posti di blocco sulle strade”.
In questo modo l’azione ha evitato i controlli autovelox ed i posti di blocco. Nel registro degli indagati sono stati iscritti anche autisti di ambulanze o di mezzi di soccorso e camionisti. Si resta in attesa degli interrogatori ordinari per gli indagati. La vicenda ha dell’incredibile. Fate sempre attenzione a quali gruppi partecipate ed evitate situazioni spiacevoli.