La macchina fiscale lavora ad un ritmo incessante per garantire che le leggi vigenti vengano rispettate. Sembrerebbe scontato, ma in realtà non lo è in un Paese, come il nostro, dove l’evasione fiscale continua a registrare trend in positivo. Basti pensare che, secondo una recente statistica, durante la scorsa estate almeno una casa vacanze su tre è stata affittata senza regolare contratto, e conseguentemente senza versare le tasse dovute allo Stato.
Fra l’altro, lo strumento finora utilizzato per monitorare questo fenomeno a livello dei singoli contribuenti si è rivelato inefficace.
Non solo perché macchinoso come sistema, ma soprattutto perché risultato inadeguato a seguito dell’approvazione del Decreto Dignità, nel dicembre 2018. Il vecchio Redditometro, dunque, è andato definitivamente in pensione per lasciare spazio al nuovo strumento dell’Agenzia delle Entrate: il Risparmiometro.
Risparmiometro 2020: controlli a tappeto sui conti correnti
Non che si tratti di una vera novità. L’Evasometro, altro modo di chiamare il medesimo algoritmo, è in lavorazione dai tempi del Governo Monti, quando ne furono approvati la creazione e successivamente l’utilizzo.
Il principio di base sarà molto semplice: si andranno a valutare conti correnti, depositi ed obbligazioni, buoni fruttiferi e carte di credito, prodotti finanziari di qualsiasi genere, per riscontrare che non vi siano discrepanze tra quanto percepito e dichiarato e quanto risulta depositato, nelle varie declinazioni possibili.
Laddove la discrepanza dovesse risultare superiore al 20%, si dovrà procedere ad ulteriori controlli ed accertamenti, chiamando in causa direttamente l’intestatario, il cui ruolo sarà dunque quello di giustificare tali incongruenze.
I controlli, che inizieranno a breve, partiranno dall’anno d’imposta 2014.