La storia del peggior disastro nucleare che abbia colpito l’umanità si arricchisce di nuovi dettagli inediti, grazie alle rivelazioni degli ultimi giorni.
Dopo oltre 30 anni da quel disastroso giorno, in cui persero la vita moltissime persone e in numero molto più grande furono investire dagli effetti delle radiazioni, nuovi retroscena sulla gestione della calamità sono stati svelati da un ente “improbabile”.
Improbabile perché nessuno si aspettava, a distanza di anni, che tali documenti sarebbero venuti a galla. Men che meno, d’altronde, che a farlo sarebbe stato il National Security Archive americano, fornendo nuovi dettagli sul disastro di Chernobyl e sulla gestione del problema da parte del governo di Mosca.
Chernobyl, rivelazioni shock portano nuova luce sul disastro dopo 33 anni
Il National Security Archive americano ha reso pubblici alcuni documenti, in cui si possono evincere, in particolare, gli atti governativi con le istruzioni all’indomani del disastro. Le autorità russe decisero di promulgare una serie di direttive per affrontare gli effetti dell’esplosione, ma alcune di queste dimostrano il disperato e incosciente tentativo di insabbiare il più possibile quanto potesse ledere all’immagine dell’URSS.
Tra le responsabilità più pesanti che pendono sul capo dell’allora governo, vi è l’atto di modificare, all’indomani dell’incidente, i parametri di tollerabilità del livello di radiazioni. Come si evince da un documento datato 8 maggio 1986: “Classificato. Minuta numero nove. 8 maggio, 1986. Il ministero della Salute dell’Unione Sovietica ha approvato nuovi livelli accettabili di radiazione ai quali il pubblico può essere esposto, e che sono 10 volte superiori ai livelli precedenti. In casi speciali, sono accettabili livelli superiori 50 volte a quelli precedenti”.
Quest’atto dimostra che Mosca aveva preparato in pochissimo tempo una determina che consentiva la tolleranza di livelli di radiazioni notevolmente superiori alla norma, modificando i limiti di esposizione alle radiazioni nucleari. Tutto ciò mise in grossa difficoltà anche i centri ospedalieri, che furono costretti a non poter trattare anche situazioni che presentavano sintomi chiari di malattia da radiazioni.