In Cina un piccolo terremoto scuote il mondo della tecnologia applicata alla telefonia mobile, e più in particolare nella gestione dei contratti finali con l’utente con l’introduzione del check-face. Infatti, sin dal 2013 nella repubblica popolare cinese era attivo il riconoscimento facciale per la creazione della carta d’identità, mentre nel 2020 entrerà a pieno regime lo stesso metodo anche all’atto della firma su un nuovo contratto di telefonia mobile.
La nuova regola servirà ad assicurare all’operatore telefonico e al Governo stesso che alla registrazione del contratto corrispondano persone reali, e la novità fu anticipata a settembre 2019 dal Ministero dell’Industria e dell’Information technology.
Telefonia mobile: in Cina istituito il check-face, cosa comporta
Il nuovo modello di contrattualizzazione nella telefonia mobile, se da una parte punta a “tutelare i legittimi diritti e interessi dei cittadini online“, dall’altra è stato aspramente criticato dall’opinione pubblica come un altro passaggio di violazione della privacy, sacrificata ancora una volta per favorire il controllo del cyberspace e Internet.
Come recita una nota del ministero cinese, gli operatori telefonici devono usare “intelligenza artificiale e altri mezzi tecnologici” per accertare l’identità dei nuovi utenti al momento del rilascio delle numerazioni di cellulare. Lo stesso ministero che aveva assicurato che avrebbe “rafforzato la supervisione e le ispezioni, promuovendo strettamente la gestione della registrazione di utenti reali per la telefonia“.
La campagna per il controllo della popolazione si arricchisce quindi del controllo dell’intelligenza artificiale, la quale si avvarrà della scia di videocamere a riconoscimento facciale disseminate ovunque nelle grandi metropoli.
Se camminiamo per la città non potremo più sfuggire all’occhio del Big Brother di orwelliana memoria.