Il discorso che gli smartphone emettono radiazioni pericolose in grado persino di causare il cancro è vecchio di anni, di decine di anni. Ce lo tiriamo dietro da quando quest’ultimi ancora non esistevano, una paura nata con i primi cellulari; in realtà ancora prima se pensiamo alle antenne. In ogni caso, di studi in merito ce ne sono stati centinaia e centinaia, alcuni più autorevoli di altri e i risultati sono sempre stati discordanti. Il risultato di alcuni di questi hanno colpito alcuni produttori. Proprio per tale motivo, ecco Samsung e Apple sono stati portati in tribunale proprio per un rilascio eccessivo di radiazioni da parte di alcuni modelli.
Diversi mesi il Chicago Tribune aveva pubblicato il resoconto di un’indagine che aveva portato alla luce il fatto che gli iPhone 7 e i Galaxy S8 emettevano radiazioni oltre il consentito; il realtà i modelli che hanno superato la soglia imposta dal governo statunitense sono stati ben 11, ma questi due erano i più significativi. La giustizia non ha aspettato fin troppo ed ecco che uno studio legale per i diritti dei consumatori ha dato vita a due azioni legali separate contro entrambi i colossi, Samsung e Apple. È stata presentata giovedì presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti
.La dichiarazione dello studio legale:
“Gli smartphone Apple e Samsung hanno cambiato il modo in cui viviamo. Adulti, adolescenti e bambini si svegliano per controllare la posta elettronica o giocare e fare esercizi di lavoro o scolastici sui loro smartphone. Portano questi dispositivi in tasca tutto il giorno e cadono letteralmente addormentato con loro nei loro letti. I produttori hanno detto ai consumatori che questo era sicuro, quindi sapevamo che era importante testare l’esposizione alle radiazioni RF e vedere se questo era vero. Non è vero. I risultati indipendenti confermano che i livelli di radiazione RF sono ben al di sopra del limite di esposizione federale, a volte superandolo del 500 percento quando i telefoni sono utilizzati nel modo in cui Apple e Samsung ci incoraggiano. I consumatori meritano di conoscere la verità.”