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Facebook ha perso contro CasaPound, scopriamo cosa è successo

Il social network Facebook ha perso la causa contro CasaPound. Il Tribunale Civile di Roma ha infatti accolto il ricorso presentato dal movimento appena nominato, a seguito della chiusura del proprio profilo sulla piattaforma.

Sicuramente ricorderete che qualche settimana fa abbiamo parlato della questione. La disattivazione della pagina del movimento di estrema destra è avvenuta lo scorso 9 settembre 2019. Ecco cosa è successo.

 

Facebook ha perso la causa contro CasaPound

Nella sentenza si legge: “In conclusione il ricorso va accolto e va ordinato a Facebook l’immediata riattivazione della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound”. Secondo quanto diffuso in un comunicato dal movimento, nella sentenza, si legge anche che: “Il Tribunale di Roma ha fissato a penale di 800 euro per ogni giorno di violazione dell’ordine impartito, successivo alla conoscenza legale dello stesso e ha condannato Facebook alla rifusione delle spese di giudizio sostenute da Associazione di promozione sociale CasaPound Italia e Davide Di Stefano, liquidate in complessivi 15mila euro, oltre spese generali ed accessori come per legge“.

Ecco le parole del Giudice: “Il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Facebook i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento. E’ infatti evidente il rilievo preminente assunto dal servizio di Facebook (o di altri social network ad esso collegati) con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici (49 Cost.)

“.

Ha in seguito continuato: “Il rapporto tra Facebook e l’utente che intenda
registrarsi al servizio (o con l’utente già abilitato al servizio come nel caso in esame) non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione: tale speciale posizione comporta che Facebook, nella contrattazione con gli utenti, debba strettamente attenersi al rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali finché non si dimostri (con accertamento da compiere attraverso una fase a cognizione piena) la loro violazione da parte dell’utente. Il rispetto dei principi costituzionali e ordinamentali costituisce per il soggetto Facebook a un tempo condizione e limite nel rapporto con gli utenti che chiedano l’accesso al proprio servizio“.

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Pubblicato da
Veronica Boschi