Le lamentele attorno alla rete LTE si moltiplicano dopo la scoperta di un errore software dovuto ad una non corretta ingegnerizzazione del firewall di controllo. Normalmente il sistema dovrebbe bloccare gli accessi indesiderati ma si scopre che lascia una backdoor aperta a potenziali hacker in agguato.
Attuando un semplice collegamento a ponte con l’antenna del gestore, il criminale informatico replica il segnale come se fosse un’estensione fisica del network. Basta una sola antenna portatile ed un programma per PC per entrare nei telefoni delle vittime. Il pericolo si moltiplica a causa dei dati provenienti dagli altri dispositivi con cui si condivide la propria connessione in hotspot mode
.Sul mercato nero le soluzioni per attuare una manovra simile non mancano. Ormai non costano nemmeno così tanto e per noi significa guai. Gli operatori avrebbero dovuto bloccare le intrusioni ma hanno rinunciato a causa di oneri economici e di tempo troppo elevati. Molti sperano che la nuova sicurezza imposta dal 5G possa risolvere la questione. Difatti, come evidenziato da una prima analisi preliminare, potrebbe non essere così e forse dovremo attendere il 6G per poter parlare di rete a prova di intruso. Per ora l’unico modo di stare fuori dai guai è tenersi lontano dagli hacker e sperare che il segnale stia arrivando dall’operatore piuttosto che dall’hotspot infetto del malvivente.