Le autorità americane tardano a far ottenere ai nuovi Boeing 737 Max la certificazione per riprendere normalmente il volo.
Dopo i due tragici incidenti in Indonesia e in Etiopia, la vendita di questi velivoli ha subito un forte arresto, benché la produzione non sia cessata effettivamente. L’azienda tra le maggiori costruttrici di aerei al mondo ha infatti continuato a sfornare nuovi mezzi, che però al momento sono invenduti.
In questo periodo, infatti, oltre 400 aerei risultano essere in magazzino, pronti ad essere commercializzati all’occorrenza, ma non avendo ancora ottenuto la certificazione per il ritorno in servizio, non si può concludere alcun contratto per l’acquisto.
Per questo motivo l’azienda ha deciso di interromperne la produzione. Non un fermo dall’autorità federale, dunque, bensì una scelta dei vertici della società nell’ottica di “smaltire” i velivoli pronti ancora invenduti e successivamente riprendere la normale catena produttiva.
Il tutto è avvenuto perché, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, due aerei di linea sono precipitati in diversi momenti del volo, causando la morte di circa 350 persone tra personale di bordo e passeggeri.
Gli incidenti sembrerebbero essere responsabilità di un problema nella comunicazione con i piloti, che secondo una versione iniziale non sarebbero stati avvertiti di alcune specifiche nella gestione di situazioni problematiche.
D’altra parte, dai due eventi – di cui il primo, a Giacarta, nell’ottobre 2019 e il secondo in Etiopia appena sei mesi dopo – si è sollevato un certo dibattito, nel tentativo di comprendere le cause di un avvenimento così drammatico. Al momento, però, le notizie fornite non sembrano soddisfacenti secondo alcuni esperti. Si attenderà ancora per conoscere la verità sul tragico destino dei quasi 350 passeggeri.