Si chiude una stagione di truffe online 2019 con reati in aumento rispetto al 2018, ma che sono tuttavia monitorati con costanza dal Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni. Fenomeni come il phishing, il cyberbullismo, la pedofilia e altri reati sono arginati grazie alla collaborazione con altri organi di Polizia e e all’utilizzo di strumenti informatici e di comunicazione telematica. Il terreno di diffusione delle truffe è come sempre Whatsapp, le email e i numerosi siti web.
Nell’ambito della pedopornografia online, nel corso del 2019 sono stati messi sotto torchio più di 5000 spazi virtuali, di cui alcuni inseriti in un’apposita black list che li rende impossibili da raggiungere dagli utenti internet italiani. Si segnala che l’operazione Little Players della Sezione di Udine ha portato a 37 decreti di perquisizione, un arresto e 36 denunce per detenzione e condivisione di materiale pedopornografico.
Ogni giorno si assiste alla creazione di nuovi virus per diffondere campagne di phishing o sistemi per creare una posizione da “man in the middle” utilizzata per rubare dati sia a privati che aziende. Nello specifico si segnala spesso che i cybercriminali creano dei perfetti siti clone che inducono gli utenti a comunicare le reali credenziali di accesso al loro conto bancario. Altro metodo simile è lo smishing, o phishing via SMS
, utilizzato soprattutto nei siti di Poste Italiane con le stesse finalità.
Anche negli acquisti online si sono scoperti numerosi siti web che proponevano falsi e-commerce, con tanto di furto di carte di credito, pacchi inviati vuoti agli utenti o merci destinate ad indirizzi sconosciuti dagli acquirenti.
Ad ogni modo, la Polizia Postale e delle Comunicazioni è impegnata costantemente nel diffondere campagne di sensibilizzazione e prevenzione sui rischi e pericoli connessi all’utilizzo della rete internet, rivolgendosi soprattutto ai giovani.
Partendo da incontri con le scuole, migliaia di ragazzi sono affetti da problematiche legate al cyberbullismo, hate speech, revenge porn e al ricatto da parte di adulti e coetanei. Per non parlare delle assurde social challenge che in vari casi hanno portato dei giovani alla morte.
In generale a complessità del fenomeno non può essere ridotta alla necessità dei giovani di assomigliare ai modelli di perfezione degli influencer sui social network. C’è al contrario bisogno di creare una nuova cultura, soprattutto all’inefficienza del ruolo dei genitori che propongono divieti anziché approcci positivi. La prevenzione deve essere quotidiana e capillare, a partire dal nucleo familiare per passare alle scuole, nei teatri, nei centri di aggregazione.