Microsoft ha annunciato che Windows 7 non sarà più supportato dalla casa madre, ma questa decisione porterà con sé ben più di una conseguenza nell’ecosistema informatico mondiale. Il sistema operativo nato nel 2009 non sarà più aggiornato né protetto da patch di sicurezza a partire dal 14 gennaio 2020, e se le aziende che ancora lo usano non si brigano a cambiare i loro OS tale dimenticanza potrebbe esporli agli hacker.
Si aspettano infatti numerosi attacchi di virus sui sistemi con Windows 7, in particolare è atteso WannaCry, ovvero il ransomware che nel 2019 ha colpito milioni di utenti. Secondo gli esperti, si prevede che il 26% delle aziende useranno ancora il software Microsoft appena abbandonato. La conseguenza sarà un aumento dei PC infettati da WannaCry per un impatto sul business di milioni di dollari, perdita di produttività e di dati e tantissimi hardware danneggiati.
Windows 7 Addio: cosa succede dopo
Per limitare i danni in caso di mantenimento di Windows 7 oltre i limiti consigliati da Microsoft c’è bisogno di ristrutturare anche la mentalità dei dipendenti delle aziende, soprattutto se non avvezzi a salvare i dati di lavoro in modo che possano essere al sicuro. Ad esempio, l’uso di server centralizzati o il cloud potrebbero aiutare a ridurre i rischi.
Una parte delle strategie a più lungo termine per aziende di ogni taglia e per la Pubblica Amministrazione è dotarsi di software all’avanguardia. Sebbene sarà dispendioso è comunque la soluzione migliore percorribile poiché, come per Windows 7, fare l’upgrade dei sistemi operativi garantisce anche un supporto tecnico e patch di sicurezza aggiornati.
In ultima analisi è importante che si ricorra ciclicamente al backup dei dati, poiché se gli attacchi ransomware si basano sul riscatto dei propri dati, effettuare un salvataggio periodico vi espone meno al pagamento dei criminali. Non pretendiamo di fare copie di backup su più dispositivi, ma almeno su supporti hardware esterni può bastare.