Un nutrito team di scienziati ha scoperto la via dell’immortalità a partire dal DNA di un piccolo verme. La notizia arriva dal MDI Biological Laboratory, in collaborazione con il Buck Institute for Research on Aging e con la Nanjing University, laddove i ricercatori hanno isolato le cellule responsabili dell’invecchiamento nei vermi Caenorhabditis elegans.
Secondo quanto ipotizzato dagli istituti coinvolti, in futuro si potrebbero rivoluzionare alcune terapie per allungare la vita dell’uomo fino a 500 anni. Ovviamente siamo lontani dall’avere in tasca l’elisir di lunga vita che tanti libri alchemici hanno descritto, ma lo studio del Caenorhabditis elegans sarà determinante. Infatti il nematode condivide con noi umani una moltitudine di geni, anche se tuttavia non si conosce ancora come sarà possibile sfruttarli a nostro vantaggio.
Come evidenzia Hermann Haller, presidente del MDI Biological Laboratory, “nonostante la scoperta dei percorsi cellulari che regolano l’invecchiamento di questo verme non è stato per ora possibile comprendere come gli stessi interagiscano tra loro e con l’intero organismo. I nostri ricercatori stanno analizzando i risultati ottenuti fino a questo momento e contiamo di aprire la strada a terapie che in futuro saranno in grado di allungare la vita sana di ogni singolo individuo”.
Pankaj Kapahi del Buck Institute sostiene che la scoperta dell’interazione tra queste cellule che causa l’invecchiamento potrebbe portare alla creazione di terapie combinate. Ognuna di queste segue e influenza un percorso diverso nel corpo umano ma avrebbero tutte l’obiettivo di prolungare la durata della vita umana.
La futura ricerca di questi istituti prosegue nell’estensione della loro capacità di comprendere il ruolo nell’invecchiamento dei mitocondri, considerati la centrale energetica della cellula, che nel verme Caenorhabditis elegans sono stati osservati chiaramente.