Un altro disastro aereo compiutosi sotto gli occhi increduli dei cittadini. Stavolta non per un difetto di produzione o di addestramento del personale, com’è invece accaduto in altre circostanze: la conferma arriva proprio da Teheran, dove la Guida suprema Ali Khamenei ha insistito affinché si raccontasse la verità sulla vicenda.
Una notizia sconvolgente, tanto più se si pensa alle tensioni internazionali che si sono consumate in questi giorni. Ma le famiglie delle vittime dovevano sapere cosa avesse causato la morte dei propri cari. Con tutte le responsabilità che ne conseguono.
Ed è stata proprio la tensione quasi a freddo tra USA e Iran a far da palcoscenico alla tragedia. Secondo la ricostruzione di Amirali Hajizadeh, generale delle Guardie della rivoluzione (una delle forze aeree militari iraniane), la possibilità di un conflitto tra le due potenze non era mai stata così alta dalla Rivoluzione islamica avvenuta nel 1979. E questo ha causato “un errore umano imperdonabile”, come lo definisce il Presidente Hassan Rohani.
Boeing 737 abbattuto, il Presidente: “Identificheremo i responsabili”
Proseguono dunque le indagini per ricostruire correttamente l’accaduto e per individuare le responsabilità giuridiche dei colpevoli. “Avrei preferito morire piuttosto che veder accaduto un simile fatto” continua Hajizadeh, secondo cui un soldato avrebbe agito in maniera del tutto autonoma e indipendente senza alcun ordine “dall’alto”, per un errore di comunicazione.
Ed è così che il Boeing 737 dell’Ukraine International Airlines è stato abbattuto lo scorso 8 gennaio, scambiato per un aereo statunitense. Si pensava ad una ritorsione degli Stati Uniti dopo l’attacco dell’Iran alle loro basi iraqene, con l’intento di vendicare l’uccisione del proprio generale Soleimani. E imprudentemente si è lanciato un missile che andasse a neutralizzare la minaccia.
Ora solo tanto dolore, condiviso naturalmente dall’Ucraina, che aveva 11 passeggeri con questa nazionalità sul volo, e anche dal Canada, che conta 63 vittime. Molte vittime canadesi infatti possedevano la doppia cittadinanza iraniana.